giovedì 20 dicembre 2007

Si abbattono i confini (e non solo metaforicamente)


Mancano poche ore alle celebrazioni ufficiali per l'entrata in area Schengen della Slovenia. Da alcuni giorni ai posti di blocco si sta lavorando alacremente per cancellare un lungo pezzo di storia. La Storia, quella con la S maiuscola è abbastanza nota ai più, quello che mi piacerebbe condividere con voi sono le mie storie legate a quei confini.
Quando ero bambina esisteva la Yugoslavia che per i triestini era "la Yugo". Al sabato si attraversava il confine con il lasciapassare (un documento rilasciato ai residenti che permetteva il transito attraverso valichi minori senza l'uso del passaporto) e si andava a fare la spesa. Si comprava principalmente la carne, che era buonissima e costava pochissimo. Nel supermecato dove andavamo noi vendevano delle gelatine alla frutta dai colori brillanti e ogni volta me ne facevo comprare una confezione. Poi si arrivava al confine, non prima di aver fatto il pieno di benzina alla "Petrol". Il finanziere sapeva benissimo che il bagagliaio era pieno di filetto, bistecche e salsiccie, ma faceva finta di niente e domandava "Niente da dichiarare"? E papà dichiarava mezzo chilo di carne (si..... dove...) e una bottiglia di grappa. Il finanziere era contento, papà era contento e io mi sentivo come nei film di spionaggio! Contrabbandiera di grappa alle prugne e salami. Altro che James Bond!
Di tanto in tanto si andava a pranzo o a cena in Yugo. In genere si mangiava pesce. Cinquemila lire per mangiare scampi,branzini, orate e quant'altro. E si faceva la passeggiata a Portorose o a Parenzo.
In compenso gli s'ciavi (termine spregiativo per definire gli yugoslavi, ma che è rimasto addosso anche a Sloveni, Croati, Serbi dei giorni nostri) venivano a Trieste con gli autobus o con le loro Yugo 45 o Zastava 101 e compravano jeans, maglie, cappotti che si mettevano addosso l'uno sull'altro per non rischiare il sequestro. Il sabato sera la zona vicino alla stazione delle corriere sembrava una discarica. Borse di plastica, scatoloni, scarpe e vestiti vecchi. E i commercianti triestini gongolavano.
Poi c'è stata la guerra e tutta la zona intorno al confine con l'Italia è diventata la Slovenia, seguita dalla Croazia. Ma per noi andare "di là" voleva sempre dire "andare in Yugo". Avevo 23 anni e per andare al mare a Rovigno o sull'Isola di Veglia si passavano ora due confini. Code interminabili, specialmente la sera.
E sempre meno acquirenti d'oltre confine a Trieste. Ora la Slovenia aveva i suoi Benetton, Sisley, etc.
Pian piano Slovenia e Croazia sono diventate mete turistiche a buon prezzo, troppo buono, tanto da far capire a Sloveni e Croati che i cari turisti italiani avrebbero pagato anche il doppio o il triplo e sarebbero stati contenti. E i prezzi sono saliti. E l'economia è decollata. E quella triestina si è trovata in difficoltà.
E le code al confine si sono ribaltate. Ora sono i triestini ad andare a fare la spesa a Capodistria. Qualcuno ha comprato casa sul carso Sloveno. Villette con i soldi con cui a Trieste avrebbero comprato un piccolo appartamento. "Tanto tra poco non ci sarà più nemmeno il confine".
Ora questo momento è arrivato. Stasera ci saranno le celebrazioni per l'abbattimento del confine. L'Europa di Schengen si allarga, merci e persone si muoveranno liberamente. Ma per me, andare a Capodistria o a Lubljana sarà sempre "andare in Yugo".

7 commenti:

Mavero ha detto...

Sai che questo post è meraviglioso?
Complimenti, l'ho letto in un colpo solo e mi ha catturato.

Francesc@ ha detto...

Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto.
In effetti questo è il tipo di post che vorrei avere il tempo e l'ispirazione di scrivere sempre... mi impegnerò di più!

Anonimo ha detto...

ti giro anche questo link...
http://mirumir.blogspot.com/2007/12/konec.html
ciao !

Sara Sidle ha detto...

Leggere questo post è stato come stare in macchina con te e il tuo babbo. Le sensazioni, l'emozioni di allora le hai trasmesse in questo scritto.
Non sempre è così, ma come è triste quando le cose cambiano...

Miss Dickinson ha detto...

Hai raccontato un pezzo di storia in maniera egregia.
Tutto cambia, è vero, e ormai dovremmo averci fatto l'abitudine, ma evidentemente staccarci dal passato è molto più difficile di quanto possiamo immaginare.
E poi i cambiamenti non sempre sono lo soluzione migliore..
Brava France!

Francesc@ ha detto...

Tomas: grazie della segnalazione!
Sara: era veramente un'avventura per una bambina piena di fantasia com'ero io!
Miss: dopo una certa età è molto difficile cambiare le abitudini! Come mia mamma che dice ancora: ma hai vinto alla Sisal? (-:

Anonimo ha detto...

E' vero Fra, questo post è bellissimo! Ti abbraccio